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La parola al Recruiter


Vanessa Fiorini. Tutor Area Piemonte e Valle d'Aosta, Mediatore civile. Determinata e capace. Dal 2012 ha sviluppato numeri eccezionali in termini di fatturato che hanno segnato la sua carriera lavorativa. Da Commerciale è diventata Tutor, e seleziona solo gente determinata quanto lei.

Impettito, freddo e con un sorriso di circostanza...

ecco come ci immaginiamo il Recruiter!

Ma noi sappiamo quale sarà l'impressione che gli faremo? O cosa guarderà di noi?

Oggi conosciamo il mondo degli addetti alla selezione e scopriamo insieme cosa si aspettano dai candidati e su cosa si soffermano maggiormente.

Ecco l'intervista fatta a Vanessa Fiorini.

 

Quali sono le caratteristiche di un buon recruiter?

La delicatezza del ruolo implica la necessità di sapersi relazionare, nel giusto modo, con i candidati.

Il recruiter deve ricordarsi che il suo compito è quello di trovare la persona più adatta a soddisfare le esigenze dell’azienda e, dunque, deve impegnarsi a fondo per “scovarla” tra tanti aspiranti futuri collaboratori.

Preparato e professionale. Il recruiter rappresenta l’azienda per cui dovrà dimostrare una certa preparazione. Il selezionatore deve avere una conoscenza approfondita di quello che l’azienda fa e di quello che intende fare nell’immediato futuro. Dev’essere pronto e perfettamente in grado di sciogliere dubbi e perplessità del candidato.

Empatico e comunicativo. E’ un bravo recruiter chi si impegna a mettere a proprio agio i suoi interlocutori e cerca di stabilire con loro un contatto umano, che passa anche da un sorriso o da un piccolo gesto di cortesia e di accoglienza. Nulla di peggio che aumentare la tensione a chi, entrando ad un colloquio, ne è già satollo.

Chiaro e schietto. Credo che a nudo non debba mettersi solamente il candidato ma anche l’azienda. Il bravo selezionatore è sempre chiaro e schietto: spiega al suo interlocutore ciò di cui l’azienda ha bisogno e non alimenta false speranze. Far credere che il posto offerto sia il lavoro dei sogni è quanto di meno professionale si possa fare.

Lungimirante e riflessivo. Il bravo recruiter è chi sa guardare al futuro. Per selezionare le persone giuste, occorre avere una conoscenza approfondita delle tendenze del mercato e puntare su quelle che potrebbero fare la differenza anche non nell’immediato. Occorre ascoltare e osservare attentamente fiutando ogni piccolo segnale.

 

Quali sono le strategie per un colloquio efficace?

Dovendo selezionare delle figure commerciali pongo particolare attenzione ad alcuni dettagli.

Il candidato ideale deve essere dotato di una buona intelligenza emotiva e problem solving. Deve essere in grado di lavorare per obiettivi per cui deve possedere una buona soglia di resistenza allo stress.

Essendo questo l'obiettivo della campagna di recruiting, il colloquio lo ritengo efficace quando si è in grado di scremare i candidati che dimostrano già in partenza di essere presenti solo per il "gusto di provare".

Inoltre, non risulteranno idonei i candidati che molto banalmente tengono uno o più dei seguenti comportamenti:

# Arrivare tardi o eccessivamente in anticipo. # Vestire in maniera trasandata, appariscente oppure troppo elegante. # Gesticolare in modo eccessivo. # Masticare chewing-gum. # Essere prolissi o eccessivamente reticenti e sulla difensiva. # Monopolizzare la conversazione.

# Lamentarsi per questo o per quello. # Mostrarsi irritabili o furbi o disonesti o scorretti. # Parlar male degli assenti o delle imprese concorrenti o di quelle in cui si è lavorato. # Mostrarsi eccessivamente sicuri o nervosi.

#Chiedere immediatamente l’esito del colloquio o dare per scontata l’accettazione della candidatura da parte dell’azienda. # Avere fretta, guardare l’orologio in continuazione: è il selezionatore a scandire il tempo.

# Dare del “Tu” al selezionatore.

# Rispondere al cellulare.

# Tenere un comportamento saccente e presuntuoso nei confronti della posizione per cui si è sotto esame. Per quanto si abbia un curriculum eccelso, non è detto che il reclutatore reputi adatto il soggetto alla posizione aperta.

 

Quali sono le domande giuste da porre ai candidati?

Durante le selezioni non possiamo affidarci solamente all’intuito.

Nel corso di un colloquio di lavoro, entrano in gioco una serie di dinamiche emotive e psicologiche di cui il recruiter deve tenere conto.

Ciò che l’interlocutore dice e fa va analizzato a fondo, senza cedere alla tentazione di congedare frettolosamente chi – “a pelle” – non sembra essere il candidato ideale. E’ un bravo recruiter chi non emette giudizi avventati e pondera con cura ogni cosa. Medesimo ragionamento occorre applicare nei confronti di chi ci presenta dei CV perfettamente calzanti rispetto alla posizione aperta.

“Il curriculum non fa il candidato”

Le domande mirate a capire chi si ha davanti, ritengo siano queste.

Cosa l'ha attirata di questo ruolo? Ha visionato il nostro sito internet? Cosa ne pensa di ciò che ha visto?

Da questa domanda scopro quanto approfondita è stata la ricerca sul ruolo e sull'azienda. E’ bene avere a disposizione qualcuno che abbia una chiara idea del ruolo e che abbia riflettuto un minimo su ciò che gli si sarebbe prospettato in colloquio.

Quali sono le motivazioni principali che l’hanno portata ad inviarci cv?

Quali sono i suoi punti di forza, e i suoi punti deboli?

Questa domanda mi aiuta a cogliere la capacità di giudizio rispetto a sé stesso.

Quale è la sfida che a livello lavorativo le è maggiormente rimasta impressa e perché?

Scoprire le modalità di risoluzione di un problema può indicare molto di un individuo. Ci da’ una vaga idea di ciò che si identifica come “sfida” per una persona, ci dice come ha vissuto l’esperienza e di ciò che ne ha tratto sia in positivo che in negativo. E’ un indicatore del livello di stress che è in grado di sopportare e di quanto sia dotata di problem solving.

Se ne avesse la possibilità, c'è qualcosa che cambierebbe nella sua carriera?

La risposta a questa domanda dice molto sul progresso che ha fatto il candidato nel corso della carriera.

Le altre domande che pongo sono rivolte a cosa ne pensa il candidato di tutto ciò che ho illustrato in colloquio, quali sono le sue principali paure e/o perplessità rispetto a ciò che ho prospettato e dove crede di avere delle difficoltà laddove venisse selezionato.

 

Quindi, ragazzi, non arrivate in jeans strappati o incravattati,

ma disinvolti e preparati sull'azienda per cui avete inoltrato la vostra candidatura.

Solo voi potete raccontare di voi stessi e dei vostri obiettivi lavorativi, pertanto siate pronti a saperlo fare ...e bene!

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